Italiani all’estero: quali sono le tasse che si devono pagare nel 2023

Essere un cittadino italiano che vive e lavora all’estero può essere un’esperienza entusiasmante e gratificante, ma può anche essere molto complicato quando si tratta di affrontarne gli aspetti fiscali.

Capire quali sono le tasse da pagare in Italia e nel paese in cui si vive può essere una sfida, ma fortunatamente l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una guida utile e completa per i lavoratori italiani all’estero. Cerchiamo quindi di esaminare i punti principali della guida per aiutare i cittadini italiani all’estero a comprendere i loro obblighi fiscali.

La residenza fiscale e le tasse sui redditi prodotti all’estero

Il primo punto fondamentale riguarda il concetto di residenza fiscale. Per stabilire dove un cittadino è tenuto a pagare le tasse sui redditi percepiti, occorre considerare se il soggetto risulta essere fiscalmente residente in Italia o nel paese in cui vive. Ai fini del pagamento delle tasse sui redditi, si considerano fiscalmente residenti in Italia le persone che:

  • sono iscritte nelle Anagrafi comunali della popolazione residente in Italia per almeno 183 giorni all’anno;
  • hanno il domicilio o la residenza nel territorio italiano;
  • si sono trasferiti in uno dei Paesi a fiscalità privilegiata, a meno che non provino di non avere la residenza fiscale in Italia.

Ciò significa che anche se un cittadino italiano lavora e produce redditi all’estero, se mantiene la residenza in Italia, è tenuto a pagare le tasse in Italia in base al principio della World Wide Taxation. Tuttavia, per le tasse pagate a titolo definitivo nel paese in cui i redditi sono stati percepiti, è previsto un credito d’imposta ai sensi dell’art. 165 del Tuir che recita quanto segue:

“Se alla formazione del reddito complessivo concorrono redditi prodotti all’estero, le imposte ivi pagate a titolo definitivo su tali redditi sono ammesse in detrazione dall’imposta netta dovuta fino alla concorrenza della quota d’imposta corrispondente al rapporto tra i redditi prodotti all’estero ed il reddito complessivo al netto delle perdite di precedenti periodi d’imposta ammesse in diminuzione”

Questo credito d’imposta consente di evitare la doppia imposizione sui redditi prodotti all’estero e pagati sia in Italia che nel paese in cui si risiede.

Come funziona l’iscrizione all’AIRE

L’iscrizione all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) è un’altra questione importante per i cittadini italiani che vivono all’estero. Chi trasferisce la propria residenza da un Comune italiano all’estero, entro 90 giorni dal trasferimento della residenza, deve iscriversi all’AIRE presso l’Ufficio consolare competente per territorio. Con l’iscrizione all’AIRE, che è gratuita, si viene cancellati dall’Anagrafe della popolazione residente del comune italiano di provenienza.

Tuttavia, i cittadini italiani che lavorano all’estero e non risultano iscritti all’AIRE, sono ancora fiscalmente residenti in Italia e sono tenuti a presentare ogni anno la dichiarazione dei redditi e pagare le tasse dovute in Italia. In caso di omessa o incompleta presentazione della dichiarazione dei redditi, non sarà possibile usufruire della detrazione delle tasse pagate all’estero disciplinata dall’art. 165 del Tuir.

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