In una seduta del tutto preda dell’immobilismo come quella di oggi, a brillare sul Ftse Mib c’è un solo titolo: Monte dei Paschi di Siena. La quotata toscana sta segnando una progressione del 2,1 per cento a fronte di un paniere di riferimento che è praticamente immobile a quota 28245 punti. Allo stato attuale dei fatti, la progressione di MPS è la sola più ampia del 2 per cento. In un contesto simile è più che plausibile che tutta l’attenzione degli investitori sia concentrata sulla banca italiana.
Del resto Monte dei Paschi è un titolo che nel corso dell’ultimo anno ha registrato una flessione del 50 per cento. Potenzialmente parlando, quindi, ci potrebbe essere lo spazio per una crescita anche significativa. E’ normale, infatti, che proprio le quotate più sottovalutate tendano ad attirare gli investitori proprio per il loro margine di crescita. In realtà, però, non basta che un titolo sia sottovalutato per finire in automatico nel mirino degli investitori. E’ necessario che ci sia catalizzatori in grado di spingere in avanti le quotazioni altrimenti, se lo scenario dovesse essere avverso, la flessione potrebbe anche proseguire (altro che recupero).
Analisi azioni MPS: che strategia trading adottare?
MPS ha chiuso il mese di settembre in modo debole. Se su base mensile la quotata senese ha evidenziato una flessione di soli 3 punti percentuali, le ultime sedute del mese sono state piuttosto negative. Ad esempio il 27 settembre MPS ha perso oltre il 6,6 per cento in scia alle indiscrezioni di stampa in merito alla possibilità che il MEF ceda una quota del capitale di Monte dei Paschi in suo possesso entro i primi giorni di ottobre (attualmente il Tesoro ha in mano il 64,23 per cento del capitale della banca toscana).
Più in generare, le azioni MPS dopo il crollo delle quotazioni avvenuto negli ultimi anni (i minimi sono stati raggiunti a novembre 2022) sembrerebbero aver dato vita a un lungo e ampio movimento laterale. Nelle ultime settimane, infatti, è successo che il titolo è prima risalito e poi sceso verso alcuni significativi supporti giornalieri.
Nel dettaglio, l’anno scorso il bottom è stato raggiunto a 1,4866 euro ma successivamente il titolo ha iniziato ad oscillare tra 1,80 e 1,95 euro e poi tra 2,66 e 2,45 euro. Ci sono state alcune rotture di queste forchette ma esse si sono poi ricomposte in quella situazione di lateralità che abbiamo evidenziato ad inizio articolo.
L’impressione è che più dell’analisi tecnica, MPS abbia bisogno di vere notizie price sensitive per svoltare. C’è tutto il dossier su eventuali operazioni di M&A in gioco (su cui si parla tanto ma di concreto non c’è nulla) e poi ci sono proprio le ultime indiscrezioni sulla cessione di una prima quota da parte del Tesoro. Insomma, almeno teoricamente, i catalizzatori non mancherebbero. Il punto è che questi catalizzatori potenziali ci sono da anni ma sono rimasti tali. Questa volta, però, anche a causa dell’esigenza di fare cassa quanto prima, lo Stato potrebbe agire anche cedendolo solo una quota per poi tornare sulla linea dell’attendismo.
Ad ogni modo, si può ipotizzare che le azioni MPS possano intraprendere una nuova strada rialzista, solo nel caso in cui le valutazione dovessero portarsi sopra 2,57 euro. In un situazione simile, i supporti tecnici si potrebbero posizionare nell’area dei 2,464 euro mentre una prima resistenza sarebbe a 2,725 euro.
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