Le previsioni sull’andamento del prezzo del petrolio nel 2018 convergono su uno scenario di tipo rialzista. E’ questo il postulato che circola da tempo sui mercati. Il recente forte ribasso delle quotazioni dle greggio ha però spinto alcuni analisti a guardare con maggiore attenzione a questa stima. Le quotazioni del petrolio saranno forti anche nell’anno in corso? Da questa domanda è partita l’analisi leggermente controcorrente (rispetto alla vulgata ufficiale) di Goldman Sachs. Gli esperti sono partiti da quello che è un dato di fatto perfettamente rilevabile andando a guardare all’andamento della quotazione petrolio nell’ultimo anno: dallo scorso mese di giugno il prezzo del greggio ha registrato un aumento del 50% che ha ovviamente avuto anche delle ripercussioni sull’azionariato (si pensi, ad esempio, all’andamento di titoli come Saipem, Tenaris o Eni solo per restare sulle azioni italiane). Nonostante questo trend, che ha avuto una parziale interruzione, già ieri rientrata, solo la settimana scorsa, gli analisti di Goldman Sachs ritengono che i mercati globali siano poco convinti dall’andamento rialzista delle quotazioni del greggio. Parallelamente, inoltre, gli analisti ritengono che la disciplina dei produttori degli Stati Uniti possa avere delle difficoltà a reggere nel medio termine.

Nella sua analisi sull’andamento del prezzo del greggio, Goldman Sachs ha poi ricordato quella che era la sua posizione nel 2017. Lo scorso anno gli analisti hanno “continuato ad avere una prospettiva di consenso superiore per la domanda globale di petrolio”. Alla fine del 2017, inoltre, Goldman Sachs aveva addirittura alzato le sue previsioni sui prezzi del Brent per il 2018 a 62 dollari al barile, da 58, e la sua previsione 2018 per la quotazione petrolio Wti a 57,50 dollari al barile, dai precedenti 55. 

Per la banca d’affari americana il quadro delle previsioni sulla quotazione del petrolio resta quindi positivo ma non acriticamente positivo. 

Gli spunti di Goldman Sachs sono da tenere in considerazione nell’ambito di una strategia di investimento di medio/lungo termine sul greggio. Da tenere in considerazione sono poi anche le più recenti indicazioni dell’OPEC. Nel report di febbraio sul petrolio, infatti, l’organizzazione dei paesi produttori ha rivisto al rialzo le stime sulla domanda mondiale di petrolio per il 2018 alla luce della crescita economica. Per quello che ivece riguarda il cosiddetto “lato offerta” l’OPEC ha ribadito che la spinta degli Usa resta preoccupante. Il ruolo degli Stati Uniti è proprio uno dei pilastri su cui si fonda la posizione critica di Goldman Sachs.

Intanto per quello che riguarda l’andamento nel breve termine, dopo il crollo delle quotazioni del petrolio dello scorso venerdì, causato dal sell-off sull’azionario e dalla crescita di produzione negli Usa, il prezzo del greggio è tornanto a muoversi in positivo. Nella gionata di ieri i prezzi del petrolio sono aumentati di circa il 2%, con il greggio Brent scambiato a circa 63,83 dollari e il Wti americano con scadenza marzo risalito a 60 dollari al barile. Oggi il prezzo del petrolio è sostanzialmente sui livelli di ieri nonostante un leggero ritracciamento serale. 

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