Le quotazioni petrolifere hanno iniziato la nuova settimana nello stesso modo in cui avevano terminato la precedente Ottava ossia con una netta impostazione al rialzo. Questa mattina il wti con consegna a marzo si muove in area 78,16 dollari al barile con un aumento dello 0,19 per cento mentre il Brent sempre con consegna a marzo è attestato a quota 83,71 dollari con una crescita dello 0,19 per cento.
I movimenti percentuali sono frazionali ma bastano a dare sostanza al trend rialzista che si era imposto nelle ultime sedute. Come si può vedere dal grafico in basso, infatti, la quotazione petrolio ha rimediato nella scorsa Ottava una progressione del 6 per cento. Il rialzo settimanale ha permesso al greggio di attestarsi ai massimi degli ultimi due mesi anche perchè pure la precedente Ottava si era chiusa con una progressione. Dinanzi ad un trend simile è che più che normale che in questa fase le previsioni ottimistiche sull’andamento del petrolio abbiano campo libero anche perchè un rialzo di sue settimane di fila è il segnale che i fattori di supporto delle quotazioni siano più che fondati e non certo basati sulla speculazione.
Driver come la ripresa economica degli Stati Uniti oppure le preoccupazioni sull’offerta di greggio da parte dei paesi del Medio Oriente (sempre più alle prese con una grave crisi geopolitica) o ancora i nuovi stimoli all’economia decise da Pechino per poter rilanciare il Pil cinese sono i tre fattori che in questo inizio di nuovo anno stanno dettando la linea alle quotazioni petrolifere.
Come messo in evidenza da Tim Evans su Reuters è stata la combinazione di una serie di fattori (oltre a quelli citati in precedenza l’esperto cita anche il calo maggiore del previsto di 9,2 milioni di barili delle scorte di greggio commerciale degli Usa durante la scorsa settimana) ad aver determinato la recente impennata del prezzo dell’oil.
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La guerra nel Mar Rosso sostiene il prezzo del petrolio
Secondo Robert Thummel, portfolio manager di Tortoise Capital, l’impatto delle tensioni in Medio Oriente e, in modo particolare, nel Mar Rosso è si palese nella struttura del prezzo del greggio ma ancora non è stato sufficientemente inglobato. In altre parole la situazione di tensione è anche peggiore rispetto a quanto viene percepita dai mercati e quindi non è da escludere che anche nei prossimi giorni la progressione delle quotazioni del greggio possa proseguire dopo due settimane di fila di rialzi.
Quella espressa da Thummel non è un’impressione ma il risultato di una attenta analisi sulla struttura stessa dei futures Brent. Il premio implicato nel contratto dal primo al sesto mese sia sul Brent che sul Wti è ai massimi dal mese di novembre e ciò significa che c’è la chiara percezione del rischio di un calo delle forniture di greggio.
Per la cronaca, quando si parla di tensioni geopolitiche, non bisogna stringere il mirino al Vicino Oriente. Anche le guerra tra Russia e Ucraina, come dimostrato dal recente attacco condotto da Kiev con i droni contro una raffineria di petrolio russa, ha ribadito come pure questo scenario della scacchiere mondiale sia in grado di impattare sull’andamento del greggio (logicamente al rialzo).
Certo è la guerra nel Mar Rosso ad avere gli occhi puntati addosso poichè è in quella parte dello scacchiere che le prospettive sul prezzo del petrolio si giocano tantissimo. Tra l’altro, notizia della scorsa settimana, alcune delle principali compagnie petrolifere mondiali hanno deciso di bloccare il traffico verso il Mar Rosso vista l’assenza di garanzie per la sicurezza. Inutile dire che per adesso non c’è stata una una grave interruzione dell’offerta di petrolio a causa delle tensioni in questa area ma quanto accaduto è sufficiente per immaginare quello che potrebbe succedere se la situazione si dovesse aggravare.
Insomma la situazione sul fronte geopolitico è in evoluzione e se ad essa si aggiungono anche le indicazioni economiche arrivate da Usa e Cina, si può intuire perchè il petrolio sia uno degli asset da tenere d’occhio anche nella nuova Ottava in ottica investimento. A proposito di operatività ricordiamo che per investire sul petrolio non bisogna ovviamente comprare barili di greggio ma è sufficiente fare trading con i CFD, strumenti derivati che riflettono l’andamento del sottostante, in questo caso il greggio.
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