La ripresa dei voli favorisce il bilancio di Emirates. Cresce la preoccupazione sulla crescita del costo del carburante.
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Lo sbarco a Wall Street e le dichiarazioni di delisting: la SEC vuole vederci chiaro e avvia le indagini sulla società cinese.
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Il passaggio di potere nelle mani di Sharif apre nuovi scenari nelle relazioni internazionali del Pakistan.
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Per la prima volta vengono prese di mira anche le due figlie adulte del presidente russo Putin.
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La nuova ondata di Covid-19 in Cina costringe Foxconn a chiudere la sua fabbrica a Shenzhen: Apple potrebbe correre ai ripari incrementando la produzione in altro sito.
Il premier cinese segue con preoccupazione l'evolversi della crisi ma non rompe le relazioni commerciali con i due contendenti.
Gli hacker nel fine settimana hanno sottratto alcuni dati aziendali a Samsung: ecco il comunicato stampa della compagnia sudcoreana.
Preoccupa l'aggravarsi della crisi ucraina: secondo alcuni esperti, siamo vicini a uno shock energetico similare a quello di 50 anni fa.
Il petrolio continua a volare: ecco le nuove previsioni da parte dei principali analisti di mercato internazionali.
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JD.com sembra essere intenzionato ad entrare in grande stile nel mercato europeo: ecco le nuove aperture dei negozi fisici robotizzati nei Paesi Bassi.
Nello scenario peggiore quasi un terzo degli sviluppatori cinesi genererebbe un flusso di cassa negativo nel corso del prossimo anno.
Moody's preannuncia un 2022 ricco di impegnative sfide per la crescita economica di alcuni dei principali mercati emergenti.
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Secondo un studio di T.Rowe Price i mercati emergenti potrebbero avvantaggiarsi degli shock inflazionistici rispetto ai Paesi maturi.
BlackRock si dichiara abbastanza ottimista sul debito dei Paesi emergenti, con tali mercati ben avviati nel loro percorso di normalizzazione.
Manca poco al lancio del SUV di casa Xpeng e il mercato sembra apprezzare la maggiore concorrenza nel settore.
Sempre più spesso si sente parlare di paesi emergenti. Questa espressione viene utilizzata in contrapposizione a paesi o economie avanzate per indicare quelle nazioni e quei mercati che stanno conoscendo negli ultimi anni un forte sviluppo. Mentre i paese avanzati sono noti, sui paesi emergenti c’è invece un po’di confusione. In questa guida cercheremo di rispondere principalmente a due domande: quali sono i paesi emergenti e perché conviene investire oggi nei paesi emergenti.
Contrariamente a quello che si può pensare i paesi emergenti non sono tali a discrezione dell’investitore. C’è invece una classifica ben precisa che include tutti quei mercati emergenti su cui è possibile investire.
Un sinonimo che spesso si usa quando ci si riferisce ai paesi emergenti è quello di Paesi a recente industrializzazione. Questo sinonimo di paesi emergenti consente di individuare con maggiore facilità quelle che sono le caratteristiche di una nazione emergente.
In base alla definizione attuale, infatti, sono da considerarsi paesi emergenti quei paesi caratterizzati da una recente espansione economica e da una rapida crescita economica grazie soprattutto alle esportazioni. Il successo dei paesi emergenti, quindi, dipende soprattutto dall’export con l’estero, fermo restando che, nonostante la crescita, i paesi emergenti non hanno comunque raggiunto il livello dei paesi sviluppati.
I più importanti paesi emergenti oggi sono, secondo il criterio della recente industrializzazione, alcune delle nazioni del Sud America, dell’Asia e dell’Africa. Più nel dettaglio, per quello che riguarda l’America Latina, paese emergente è il Brasile. Per quello che riguarda l’Asia, paesi emergenti sono la Cina, l’India, la Malesia, le Filippine e la Thailandia. Per quello che riguarda l’Africa paese emergente è il Sud Africa. Tra i paesi emergenti sono da annoverare anche due paesi del Nord America e dell’Europa. Si tratta, rispettivamente, del Messico e della Turchia.
I paesi emergenti rappresentano una importante occasione di investimento. Solitamente, infatti, i governi dei paesi emergenti ricorrono all’emissione di bond sovrani per sostenere la crescita.
Questi prestiti obbligazionari propongono una remunerazione molto allettante e consentono cedole che da decenni i paesi sviluppati non offrono. Ovviamente tutto questo non è un regalo. I bond dei paesi emergenti, infatti, presentano un livello di rischio abbastanza alto dovuto alla precarietà politica e alle tensioni sociali che spesso caratterizzano queste nazioni.
Prendiamo a titolo di esempio il Sud Africa e la Turchia (ma il discorso vale per tutti i paesi emergenti). I bond della Repubblica Sudafricana e della Turchia, infatti, offrono rendimenti molti interessanti. Tuttavia le tensioni interne che sono presenti in questi paesi rendono molto rischioso l’investimento in obbligazioni.
Accanto ai bond sovrani (ossia emessi dallo Stato) un altro modo per investire nei paesi emergenti è quello di puntare sulle azioni societarie. Molto spesso, infatti quei colossi industriali che sono la spina dorsale dello sviluppo dei Paesi a recente industrializzazione, emettono delle obbligazioni.
Anche in questo caso siamo in presenza di rendimenti molto interessanti, tuttavia il livello di rischio di queste obbligazioni, è ancora più elevato rispetto a quello delle obbligazioni sovrane.
Terza strada per investire nei paesi emergenti è quella di puntare sulle borse di questi mercati. Possiamo dire che, tra le varie soluzioni presentate, quella dei mercati azionari delle economie emergenti, è in assoluto quella meno battuta.
In borsa, infatti, ha senso solo un investimento nel lungo termine, e i rischi dei paesi emergenti sono in grado di determinare possibili crolli futuri che portano alla perdita anche di tutto il proprio capitale investito.
In sintesi, quindi, possiamo affermare che investire nei paesi emergenti conviene ma è necessaria molta prudenza nella valutazione del profilo di rischio.
Quando si fa riferimento ai paesi emergenti, il pensiero, il più delle volte va ai Bric. Allo stato attuale dei fatti, i Bric sono i più importanti paesi emergenti. Con questo acronimo si indicano le economie di Brasile, Russia, India, Cina e SudAfrica.
Si tratta di cinque paesi che, nell’ambito delle Economie a recente industrializzazione, presentano i più alti e stabili livelli di crescita. I Brics, oltre che ad identificare i cinque paesi emergenti corrispondenti, indicano anche e soprattutto una organizzazione economica e politica che è stata per lungo tempo considerata quasi alternativa al modello unipolare ad oggi dominante.
Molti analisti, in altre parole, hanno ritenuto che i Brics potessero essere una sorta di modello alternativo agli Usa. In realtà, gli stessi fatti hanno mostrato che l’organizzazione Brics non solo non mette in discussione il capitalismo di matrice occidentale ma si è mostrata comunque legata ad un sistema basato sulla centralità del Dollaro.