L’indice FTSE MIB di Borsa Italiana ha aperto in calo le contrattazioni, con una flessione dello 0,70% che conduce l’indicatore più rappresentativo di Piazza Affari a 25.020 punti. Quasi tutto l’indice porta i titoli con il segno negativo, con particolare peso per alcuni bancari (BPER). Flessione poi confermata dall’evoluzione della mattina, che conferma un indice vicino alla soglia psicologica dei 25.000 punti, che ha gradualmente peggiorato le prestazioni nel pomeriggio. Quando mancano pochi minuti alla chiusura delle contrattazioni, FTSE MIB cede l’1,07% sotto quota 25.000 punti.
A nulla sono evidentemente valse le parole di Powell, con il presidente della Fed che ha assicurato che l’inflazione è solo temporanea, e ha rassicurato il mercato sul fatto che il tapering è ancora lontano.
Ebbene, nonostante queste parole i timori sull’inflazione che permangono sul mercato sono dominanti. Evidentemente, molti investitori ritengono che la persistenza al rialzo dei prezzi non sia affatto temporanea, e potrebbe dar seguito a un appesantimento del clima di ripresa globale. Ne è conseguita una spiccata debolezza dei mercati, che oggi fanno fatica a supportare le Borse in apertura.
Tuttavia, questo non significa che il trend di giornata debba necessariamente essere negativo. Oggi sono infatti previsti nuovi dati macro e, probabilmente, dal loro esito arriverà o meno un contributo al supporto dei listini. Vedremo dunque come si evolverà la giornata, e quali saranno gli esiti delle pubblicazioni previste in calendario.
A proposito di dati macro, rileviamo come in Cina il PIL sia cresciuto del 7,9% nel secondo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, deludendo le aspettative di un incremento dell’8,1%, frutto di un sondaggio da parte degli economisti di Reuters. La crescita economica ha inoltre rallentato visibilmente rispetto al record del 18,3% del primo trimestre 2021.
Azioni società petrolifere in calo
Tra i settori che sembrano essere maggiormente penalizzati dalla sessione odierna ci sono sicuramente i petroliferi, che in Italia come in Europa faticano a tenere il passo. A Milano l’indice FTSE MIB è dunque appesantito da Tenaris, Saipem e Eni, che perdono colpi a causa del calo del greggio, con il Brent sotto i 74 dollari e il WTI sotto i 72,20 dollari, dopo le flessioni della vigilia.
Ricordiamo infatti come le vendite del greggio siano iniziate ieri, dopo le indiscrezioni dell’agenzia di stampa Reuters secondo cui l’OPEC+ (la versione allargata del Cartello) avrebbe raggiunto un compromesso con gli Emirati Arabi Uniti per permettere a quest’ultimo di incrementare la propria quota di produzione. Ricordiamo che proprio la posizione degli UAE aveva fatto saltare il meeting OPEC+ di luglio, che avrebbe dovuto stabilire l’intesa sulla produzione a partire da agosto, con allungamento dell’intesa fino a oltre aprile 2022.
Secondo le indiscrezioni gli Emirati avrebbero ottenuto una quota a 3.65 mbg, in rialzo di 0.4 mbg rispetto alla precedente base, contro una richiesta di salire a 3.8 mbg.
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